Le sardine: un movimento per la democrazia

È questa la vera novità rappresentata dalle “sardine”. Un movimento per contestare, prima ancora che una qualche opinione politica, un modo di fare politica e, soprattutto, un modo di comunicare le proprie idee. Una comunicazione falsa, perché retorica. Ma le sardine “non abboccano”. Ovvero non si fanno turlupinare da una comunicazione priva degli ingredienti che dovrebbero caratterizzarla, nello spazio politico che chiamiamo democrazia. Lo spazio politico nel quale, per cercare di convincere gli altri della bontà delle proprie idee, si dovrebbe usare l’arma dell’argomentazione (e non dell’insulto, della denigrazione, delle notizie false, e via dicendo).


Le sardine non si limitano ad annunciare una filosofia, avanzano anche delle rivendicazioni. Ad esempio rivendicano il diritto ad avere politici seri. E sono anche coerenti e sembra che dicano: non ci piacciono quelli che urlano e quindi stiamo muti come pesci e invitiamo a riflettere invece che ad urlare. Muti ma non zitti; muti ma in tanti per far sentire il nostro pacato e forte disappunto.


Il movimento è apartitico non apolitico. Le sardine infatti prendono parte e rivolgono la loro critica verso Salvini, il politico che più di altri, in questo momento, per quello che dice e per quello che fa, potrebbe mettere in pericolo gli spazi d’azione della democrazia.

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