La visione di Pete Buttigieg

Sul quotidiano Il Foglio del 16 aprile scorso è stato pubblicato il discorso col quale Pete Buttigieg, il giovane sindaco di South Bend, una città dell’Indiana, ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie del Partito democratico in vista delle elezioni presidenziali americane che si terranno nel 2020.

Il discorso può essere letto a questo link. Esso presenta, a nostro avviso, due punti di forza, che lo rendono particolarmente interessante.

Il primo riguarda la prospettiva nella quale Pete Buttigieg dice di voler lavorare. Tutta diversa dalla trumpiana “Make America Great Again” e, più in generale, lontana da ogni risentimento e nostalgia. Dobbiamo, dice Pete, allontanarci dalla politica del passato e andare verso qualcosa di completamente diverso. Perché, questa volta, non si tratta solo di vincere un’elezione, si tratta di vincere un’era. Non solo per i prossimi quattro anni – si tratta di preparare il nostro paese per una vita migliore nel 2030, nel 2040 e nell’anno 2054, quando, a Dio piacendo, arriverò ad avere la stessa età del nostro attuale presidente. … Faccio parte di una generazione … che sarà la prima in assoluto in America a vivere economicamente peggio dei propri genitori se non facciamo qualcosa di davvero differente. …
Se l’America oggi si sente come un posto confuso è perché siamo su una di quelle pagine bianche tra diversi capitoli. Il cambiamento sta arrivando, che noi siamo pronti o no. La domanda del nostro tempo è se le famiglie e i lavoratori saranno sconfitti dai cambiamenti o se li domineranno e li condurranno verso una vita quotidiana migliore per tutti noi
.

Il secondo punto di forza riguarda la concezione che il sindaco Pete mostra di avere della politica. Una concezione assolutamente pragmatica, libera da approcci ideologici e che, proprio per questo, gli permette di sviluppare e proporre una visione ambiziosa dell’America e del suo futuro rivolgendosi a tutti i cittadini americani.
Dice Pete: niente della politica per me è teoria. Qualcuno ha detto che tutta la politica è locale. Io dico che tutta la politica è personale. Più e più volte, la vita mi ha costretto a comprendere cosa significa per davvero politica. L’ho capito quando … ero in missione, in ciascuno dei 119 viaggi di ricognizione che ho fatto fuori dalla base guidando o facendo la guardia a un veicolo ho imparato cosa significa affidare la propria vita agli altri. Le donne e gli uomini che erano nel mio veicolo non si preoccupavano se fossi democratico o repubblicano. Si preoccupavano del fatto che avessi scelto una strada con meno minacce di mine possibili, non se mio padre aveva o meno il permesso di soggiorno quando è immigrato qui. Si preoccupavano che la mia M-4 fosse carica e pronta, non se sarei tornato a casa da una ragazza o da un ragazzo. Volevano soltanto tornare a casa sani e salvi, esattamente come me. Volevano ciò che tutti vogliamo: fare un buon lavoro e vivere bene. Essere sicuri che questo avvenga è ciò per cui esiste la politica. La politica esiste perché riguarda ciò che è personale. …
Credo che possiamo guidare questo paese e guidarci l’un l’altro in un posto migliore. Dopotutto, candidarsi è un atto di speranza. Non lo fai se non pensi che le carrucole e le leve del nostro governo possano essere utilizzate e se necessario ridisegnate per migliorare la vita di questa nazione per tutti noi. Non lo fai se non credi nel potere di una legge, di una decisione, a volte persino di un discorso, per fare la differenza, per cambiare le nostre vite in meglio, per richiamarci ai nostri valori più alti. Le cose vanno meglio se le rendiamo migliori. …
Quindi con la speranza nei nostri cuori e il fuoco nelle nostre pance, mettiamoci al lavoro e facciamo la storia.

l’immagine in evidenza è tratta da ilfoglio.it

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