Giustizia e politica

Dalla cronaca politica di questi giorni prendiamo due fatti sui quali fermare un momento l’attenzione e riflettere. I fatti sono1q:

  1. Gli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta e fatturazione falsa per i coniugi Renzi, genitori dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi.
  2. Il parere contrario, espresso dagli iscritti del M5s attraverso il loro sito internet Rousseau, all’autorizzazione a procedere nei confronti del vice presidente del Consiglio Matteo Salvini accusato di sequestro di persona.

Queste due notizie hanno ampiamente occupato le prime pagine dei giornali del 19 febbraio 2019.
Ecco come è stata commentata la prima notizia da Enrico Mentana, direttore del giornale online OPEN :

Ecco, ho letto le carte dell’ordinanza sui genitori di Renzi: non ho trovato un solo elemento che giustificasse una misura così grave com’è quella dell’arresto. Invito qualunque persona spassionata, che non esulti o si disperi a ogni provvedimento giudiziario come fosse un derby, a leggere quelle pagine. Sono sconcertato, anche perché il Gip ha impiegato quattro mesi per decidere: e quindi non c’era rischio di inquinamento di prove, fuga o reiterazione del reato. Qui non importa che siano persone anziane, o che abbiano un figlio importante, o perfino se siano colpevoli o innocenti. Qui importa capire quali siano gli estremi per una misura cautelare, al di là del fatto che la notorietà del cognome abbia portato ai soliti fenomeni di fanatismo patibolare o assolutorio a prescindere. Le garanzie sono una cosa seria, e aspetto con interesse il riesame per capire se sono io che sbaglio.

Ecco come è stata presentata la seconda notizia sul quotidiano Libero:

Così hanno deciso i grillini su Internet
RISPARMIATO SALVINI
I Cinquestelle si fanno furbi e votano per non processare il leader leghista. Nei sondaggi crollano (al 22%) e restare al governo è più importante che accontentare i manettari

Nell’articolo, a firma di Fausto Carioti, si legge:


… se la base grillina avesse avallato la richiesta dei magistrati di processare Salvini per il sequestro degli immigrati a bordo della nave Diciotti, la crisi di governo sarebbe stata implicita. …
Il risultato finale dice che, su 52.417 votanti, il 59% si è espresso contro la richiesta dei magistrati. …
È chiaro sia ai militanti sia agli eletti che il ricorso al referendum online è stato un ripiego escogitato da un gruppo dirigente incapace a decidere, combattuto tra l’attaccamento alla poltrona e l’esigenza di mostrarsi alla base intransigenti come un tempo. …
Su tutto il procedimento c’è l’ombra della “manina” che sin dall’inizio ha voluto orientare l’esito della votazione a favore dell’alleato. …
Dire che dopo questa votazione lì dentro nulla sarà più come prima non è un’esagerazione. …
Secondo il sondaggio Swg, il M5s è crollato al 22,1%.

Su queste due notizie che hanno condiviso le prime pagine di tutti i giornali, sia cartacei che online, qualche domanda e qualche considerazione nel merito, per invitare a riflettere.
La prima domanda è questa: i due fatti sono da mettere in relazione?
È stato proprio Renzi, in un suo post su Fb scritto a caldo, appena avuta la notizia dell’arresto dei genitori, a introdurre un legame tra i due fatti, non solo affermando che secondo lui si trattava di un provvedimento “assurdo e sproporzionato” ma anche chiedendosi se fosse casuale che giungesse “proprio oggi” (cioè lo stesso giorno del voto dei 5s per non processare Salvini). Renzi non parla di giustizia ad orologeria, dice in modo chiaro e netto di credere nella giustizia e di aspettare con pazienza e serenità lo svolgimento dei processi (come in verità ha sempre fatto finora). Ma non c’è una qualche contraddizione nel dire “Io non grido ai complotti, credo nella giustizia italiana” e poi concludere affermando “se non avessi fatto politica, oggi i miei genitori non subirebbero questo”?
Dalle varie dichiarazioni fatte, si capisce che in questi giorni Renzi e i renziani sono in preda ad una sindrome da accerchiamento. È comprensibile e probabilmente hanno ragione quando pensano che la lotta a Renzi non è terminata con la sconfitta elettorale, c’è ancora chi teme la sua tenacia e la sua voglia di non mollare. Ma chi sono quelli che lo vorrebbero eliminare definitivamente dalla scena politica? Di chi parla Renzi quando dice “se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario dalla competizione politica sappia che sta sbagliando persona”?

Prendendo in considerazione la notizia n° 2, una domanda che ci viene da porre è questa: è corretto dire, come in questi giorni hanno fatto vari commentatori, che i Cinquestelle hanno tradito i loro valori, stanno perdendo la loro identità?
A nostro avviso questi commentatori sbagliano. Nel senso che non tengono in debito conto la vera natura del M5s. Si tratta di un movimento antisistema, portavoce di insoddisfazioni, disagi, paure, più che di ideali. Per loro natura hanno una identità plurima e mutevole, si dichiarano non ideologici e quindi non difensori di interessi generali ma solo di interessi specifici e immediati; ai molteplici piccoli (a volte piccolissimi, e comunque tanti) gruppi sociali che intendono rappresentare corrisponde una altrettanto enorme quantità di promesse elettorali che è difficile ricomporre in un disegno o in una visione di società e, nella pratica, è anche impossibile che un qualsivoglia governo possa esaudire. Questo per dire che nel valutare le azioni di un movimento politico come M5s non si possono usare gli stessi criteri che si usano per valutare i comportamenti di forze politiche di tipo tradizionale. Ad esempio: quali ideali stanno dietro il No Tav? Si potrebbe dire (e spesso loro dicono) ideali di difesa dell’ambiente. Ma la stessa cosa si può dire di chi sostiene il Si Tav (e forse con argomenti più convincenti).
Certo, è comprensibile il risentimento di chi ha votato per il M5s e non vede rispettata qualcuna delle tante promesse elettorali. Ma il destino storico di ogni populismo è proprio quello di non rispettare le promesse (al di là delle buone o cattive intenzioni).
D’altro canto, quale coerenza e rispetto di valori e ideali si può chiedere a chi andava dicendo (come ha fatto il leader fondatore del M5s) “siamo un po’ democristiani, un po’di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa”. Si dirà: era una provocazione. No: era una teorizzazione.
Sta di fatto che l’attuale gruppo dirigente del movimento, conoscendo i limiti della propria strategia delle identità, si è inventato il metodo (ma sarebbe più giusto dire il trucco) di ricorrere alla consultazione online della cosiddetta base quando si trova di fronte a situazioni altamente problematiche (= conflitto tra identità/interessi diversi che si vogliono ugualmente rappresentare). La democrazia diretta come metodo di deresponsabilizzazione di chi detiene il potere.
Comunque, l’episodio della salvezza di Salvini ha contribuito a rendere più chiare alcune cose:

  • non esiste politica senza compromessi
  • non è vero che uno vale uno
  • la democrazia diretta (così come la intendono i Cinquestelle) è una sciocchezza.

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