Europa vs sovranismo

Come potrebbe la nostra economia, in ripresa ma ancora fragile, fare a meno della tutela del libero scambio e della stabilità monetaria che sono oggi garantiti dall’Europa? E come potrà l’Italia affrontare la crisi migratoria, senza la definizione di regole condivise a livello di Comunità Europea?
L’azione nazionale non è più sufficiente, dice Anthony Giddens, Il mondo è troppo globalizzato. Occorrono riforme a livello europeo. Basta questa considerazione per capire come sia importante (e una vera e propria fortuna) fare parte dell’Unione Europea. Invece oggi è proprio la nostra appartenenza all’Europa che viene messa in discussione, insieme ai valori di libertà e democrazia. Secondo la filosofa Chantal Delsol, l’Unione Europea è oggi divisa in due campi inconciliabili: da un lato un’Europa cosmopolita, delle correnti progressiste universaliste, aperta all’immigrazione, incarnata da Macron. Dall’altro, l’Europa sovranista, delle democrazie illiberali, con le correnti che cercano il radicamento e l’identità, incarnata da Orban e Salvini. La crisi migratoria, dice sempre Delsol, è un problema chiave per i due campi. Gli universalisti vogliono la rimozione dei confini, la libertà individuale, la fine dei particolarismi. Gli altri invece credono che l’identità culturale sia fondamentale, temono il multiculturalismo e difendono la sovranità e l’identità dei popoli. Tutti si dichiarano insoddisfatti dell’UE così com’e, gli universalisti per migliorarla e rafforzarla, gli altri per metterla decisamente in discussione plaudendo alla decisione del governo britannico di uscirne.

L’UE negli ultimi 5 anni è stata guidata da una maggioranza di partiti di orientamento liberale, ma in tutti i paesi dell’Unione i partiti sovranisti stanno crescendo nei consensi e alcuni di essi si dichiarano apertamente antieuropeisti. Insomma, l’Unione Europea è a rischio.

Tutti i critici dell’Unione Europea tendono a mettere in rilievo che il suo limite maggiore è di essere un insopportabile apparato burocratico che vuole far rispettare regole che vengono percepite più come ostacoli che come opportunità per i singoli stati membri.
L’imputato principale è il famoso vincolo del rapporto deficit/pil stabilito al 3%. Ma l’Europa non può essere ridotta a questo, perché non è mai stata solo questo. È nata ed è stata costruita con una missione che è quella di arricchire culturalmente gli appartenenti ai vari stati europei facendoli diventare cittadini di una comunità più ampia. E proprio perché più ampia e più unita culturalmente anche più ricca economicamente e più sicura. Oggi siamo di fronte ad una Unione che appare un po’ indebolita e quasi smarrita. Ebbene, bisogna ridare vita allo spirito originario, ridare vita a quella missione, magari sostanziandola di ulteriori attributi.

Giuliano Ferrara, che è un convinto europeista, da sempre versa fiumi di inchiostro sul Foglio per far capire cosa è l’Europa. In un articolo del 31 agosto dice: “l’Europa è pace, l’Antieuropa è guerra. L’Europa è indipendenza dai poteri forti americano e russo, e in prospettiva cinese, l’Antieuropa è la decomposizione dell’integrità di stato e politica estera. L’Europa è prosperità diffusa, scambio, libertà, società viva contro istituzioni morte, robe di due secoli fa, lo stato nazionale a confini chiusi, in prospettiva nuove carneficine, espansionismi, grottesche farse come fu dall’inizio degli anni Venti e Trenta del Novecento. Europa è un atteggiamento civile, una moneta forte, la possibilità di riscattarsi con genio e misura e competenza, come alla fine hanno fatto i greci. Europa è storia e mito, letteratura e storie di cui non vergognarsi più, filosofia, scienza sociale, medicina e ricerca, progresso nell’unico senso possibile del termine, cioè avanzamento graduale nei settori in cui c’è bisogno di progredire …… unico antidoto al ghigno insopportabile degli arrembanti, dei parvenu, dei nuovi potenti che ci vogliono antieuropei, cioè sudditi”.

Ora che viene messo in discussione il nostro modo di concepire la democrazia e l’appartenenza all’Europa, quale deve essere la reazione giusta?
Senza abdicare all’idea di migliorarla, difendere l’Europa vuol dire mettere grande enfasi nell’affermare che l’Europa è già oggi una realtà positiva, della quale la società aperta ha bisogno, anche così com’è. Il problema principale oggi non è come riformare l’Europa ma come impedire ai sovranisti di occupare la maggior parte degli scranni nel parlamento di Strasburgo. Come non essere d’accordo con Emmanuel Macron quando dice: “In questi mesi si sta svolgendo una battaglia che definirà il progetto dell’Europa del futuro e la battaglia è quella tra un nazionalismo feroce che trasforma le nostre democrazie e un europeismo maturo che le nostre democrazie le difende”.
Secondo Carlo Cerami, è sbagliato cadere nella trappola tesa dai sovranisti, che vogliono far credere che l’Italia per far valere le sue ragioni debba battere i pugni, gridare o chiamarsi fuori, rinfocolando antiche rivalità. Deve invece essere credibile, mostrare di voler superare i difetti della sua economia e spingere l’Europa a fare altrettanto, tutti insieme in uno sforzo collettivo che prefiguri l’unione politica europea.

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