Anche le religiose vittime degli abusi

Durante la conferenza stampa di papa Francesco di ritorno da Abu Dhabi (LINK https://www.cercoiltuovolto.it/vaticano/papa-francesco-conferenza-stampa-durante-il-volo-di-ritorno-da-abu-dhabi-video-e-testo/ ), il 5 febbraio 2019, alla domanda di NICOLE WINFIELD di “Associated Press” riguardante i casi di abuso sessuale delle donne consacrate nella Chiesa – donne adulte, le suore – da parte del clero, Papa Francesco aveva risposto che l’abuso esisteva e che coinvolgeva anche vescovi, e che queste situazioni erano note fin dall’epoca di papa Giovanni Paolo II. La rilevanza di questo problema viene confermata nella coinvolgente e toccante intervista di “Avvenire”, sabato 23 febbraio, ad Anna Deodato, chiamata a far parte del Summit sulla protezione dei minori; ella è appartenente all’Istituto Ausiliare Diocesane di Milano e svolge il servizio di ascolto e accompagnamento presso il Centro di Accompagnamento vocazionale di Milano. Già nel 2016 ha raccontato la sua esperienza di incontro con le suore vittime di abusi da parte di preti e consorelle di comunità nel libro “Vorrei risorgere dalle mie ferite” Edizioni Dehoniane). Anna Deodato ci porta per mano davanti alla sofferenza delle suore che si sono confidate con lei, alla loro disperazione, al sentimento di umiliazione e anche di vergogna, che le ha tormentate indipendentemente e malgrado la loro innocenza o ingenuità: “C’è anche chi non se la sente di denunciare…per non trovarsi di nuovo di fronte a colui che l’ha abusata, perchè non sosterrebbe il dolore, oltre che essere scoraggiata dopo aver visto come agisce il sistema di tutela ecclesiastico verso coloro che hanno qualche forma di potere. Anche questo non dobbiamo nascondercelo”. Sono parole terribili e strazianti che ci fanno capire come accanto alla tragedia della violenza vi sia quella della sconfitta: “Va ammesso con realismo che la giustizia non è detto che arrivi alla verità perchè se non c’è ammissione di colpa, è la parola della vittima contro quella del colpevole, che è spesso una persona più potente”.  Anna Deodato conclude con un quadro complessivo drammaticamente impegnativo per tutti i livelli di presenza nella Chiesa: “Le ferite che le donne consacrate hanno subito riguardano diversi tipi di abuso: di potere, sessuale, di coscienza ed è una realtà più diffusa di quanto si pensi. E’ un dolore nascosto, ultimo, forse il più difficile da portare alla luce per motivi culturali, sociali, ecclesiali. Capita anche che le stesse Congregazioni ed Istituti religiosi preferiscano minimizzare sulle diverse forme di abuso, senza sostenere la vittima nel suo percorso di guarigione e di liberazione per non dare scandalo. Purtroppo questo comportamento ancora diffuso è una forma di collusione col male. Di fronte all’abuso di una donna consacrata c’è ancora silenzio e superficialità, le istituzioni tendono a mascherarsi dietro a forme di moralismo e di mistificazione: tutte queste sono forme di reiterazione dell’abuso stesso. Dobbiamo chiedere il dono del coraggio evangelico per tutta la Chiesa, e in essa per ogni forma di istituzione, congregazione, antica e nuova di vita consacrata. Non possiamo più volgere lo sguardo altrove: la coscienza ecclesiale esplicitata dal magistero di papa Francesco non permette più forme di pavidità, di svalutazione e di omertà”. Non è necessario alcun commento.

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