Come nasce una strage

ANCORA SU CHRISTCHURCH

L’attentatore di Christchurch, Brenton Tarrant, ha lasciato un documento, pare di 70 pagina, in cui spiega, con tentativi di argomentazioni, dotate di una loro logica, le ragioni del suo gesto. Un capitolo è dedicato “ai cristiani”: chi ha avuto occasione di leggerlo racconta che la visione critica del mondo globalizzato, l’allarme per i valori morali e collettivi agonizzanti, sostituiti dal nichilismo e dall’interesse privato, la descrizione dell’innesto traumatico di culture e di tradizioni diverse nel proprio territorio sono simili alle posizioni espresse e diffuse da molte chiese evangeliche e da quella componente del cattolicesimo definita ” tradizionalismo ”. Questo fenomeno non è recente, non è una involuzione degli ultimi mesi: già nel 2011, Breivik, l’autore della strage di Oslo, l’assassinio di settantasette persone, si definiva “salvatore del cristianesimo” e “il più grande difensore della cultura conservatrice in Europa dal 1950″,  un anti-multiculturalista, anti-marxistaanti-islamista. Comunque sia Tarrant che Breivik utilizzano il termine “cristiano” senza alcun senso e fondamento, così come i terroristi dell’Isis usano il termine “musulmano” in modo improprio. Comprendiamo bene come ai credenti in Cristo e nell’Islam possa dare profondo fastidio e ribrezzo sentire accostare a tali criminali la parola che designa la propria religione. Questi assassini si sono auto esclusi dall’ambito religioso (dal Documento sulla Fratellanza) e come tali dobbiamo considerarli.

Detto questo con chiarezza, ricordiamo che purtroppo sono decenni che la componente religiosa del “fondamentalismo” cristiano e cattolico (attraverso stampa, radio, internet e mass media in generale) ha proseguito ad alimentare una descrizione del pianeta nel quale l’Occidente, la sua cultura, i suoi valor, le sue tradizioni sono posti sotto assedio da un nemico esterno (l’Islam) e da uno interno (di volta in volta il Relativismo, l’Illuminismo, la Massoneria, il Globalismo, o tutti quanti assieme), a cui ci si può contrapporre solo adottando  una incessante denuncia senza compromessi, seguita da iniziative concrete. Quali? Una minoranza di estremisti (pensiamo al senatore Borghezio, ai suoi comizi e ai suoi elettori) hanno proposto anche l’azione diretta e violenta (del genere “cannonate sui barconi”). Invece il tradizionale fondamentalismo cattolico si è “limitato” ad evocare un clima e a suggerire comunque una risposta, in cui il dialogo non è contemplato e la contrapposizione è su ogni piano, da quello culturale a quello legislativo e politico. Un esempio emblematico: la Fondazione Lepanto, il cui nome è già il programma. Questa fondazione internazionale, con sede a Roma, il cui “fine è la difesa dei principi e delle istituzioni della Civiltà Cristiana”, appoggiata dal clero e dai cattolici tradizionalisti, organizza conferenze e manifestazione, oltre alla produzione di materiale cartaceo, i cui contenuti hanno questo tenore: “Dagli anni Sessanta si è progressivamente imposto un pensiero unico che narcotizza la coscienza dei popoli europei e si serve di una indiscriminata politica di accoglienza degli immigrati extraeuropei per produrre il caos nella nostra società. Da qui il conflitto tra chi difende l’identità europea e cristiana dei nostri popoli e coloro che progettano di dissolverla per mezzo di strumenti politici, legislativi e culturali.”  Alcuni professori universitari proporranno, durante l’incontro che su questo tema si terrà a Milano in aprile, dotte e accurate dissertazioni sulla fine dell’Europa per opera dei nuovi barbari e dei loro alleati indigeni. La visione, ideologica e totalmente di parte, dei fenomeni socio politici trattati avrà, come effetto inevitabile, la diffusione della paura, la crescita della paura e la sua amplificazione, assieme all’invito a ritrovare le proprie radici, nella contrapposizione col diverso e nella difesa da coloro che vogliono sradicarle. La paura è una pessima consigliera soprattutto quando ci si ritiene difensori della Verità assalita e schierati dalla parte della Giustizia. Un articolo recente del vicedirettore Crippa, sul Foglio, concludeva la sua analisi sul terrorismo religioso in questo modo: “E’ in corso una sostituzione etnica all’interno del cristianesimo, da religione razionale e partner dell’occidente in pace a fideismo irrazionalista, identitario e infine violento.” D’accordo, ma ciò non accade da oggi. Purtroppo il cristianesimo, attraverso l’interpretazione di una componente – molto forte negli Stati Uniti, meno in Europa – del clero, comunque preceduta nei secoli da una robusta tradizione di fanatismo, è recepito e praticato da un settore di credenti sorvolando, se non eliminando, la spiritualità del Gesù dei Vangeli. Per costoro la religione è diventata una ideologia totalitaria che esclude la complessità dei contesti umani, la necessità della loro conoscenza, il superamento di pregiudizi, il dialogo, la negoziazione, ideologia che vuole determinare la libertà culturale e la ricerca scientifica e che, nei più coerentemente esaltati, non esita a ricorrere alla violenza. Oggi dovremmo ripubblicare, in prima pagina, il Documento sulla Fratellanza di Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.

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