Dove sta andando la chiesa di papa Francesco -seconda parte-

L’opposizione a papa Francesco, interna alla Chiesa cattolica, rappresenta il principale ostacolo alla sua azione pastorale e questo dissenso oggi si articola in almeno tre fronti. Uno di essi è rappresentato da quella componente del clero che, apparentemente, riconosce l’autorità e la guida del papa, ma, nella pratica, si comporta e agisce andando in direzione opposta: abbiamo classificato i suoi componenti col termine “tradizionalisti nascosti”. A questa corrente appartiene il direttore di Radio Maria, don Livio Fanzaga, il quale più volte ha riconosciuto papa Francesco come suo referente teologico e come riferimento gerarchico, ma, contemporaneamente, promuove i “muri” e la demonizzazione dell’Islam invece che i “ponti” e l’abbraccio del Papa ai fratelli musulmani, e quindi ne scredita, senza mai nominarla espressamente, l’opera ecumenica. Radio Maria è una componente importante tra gli organi di informazione/formazione del cattolicesimo: dichiara una presenza in più di 75 nazioni nei cinque continenti, raggruppa 81 radio ed ha 35 milioni di ascoltatori nel mondo, trasmette in quasi 50 lingue e dispone di più di ventimila volontari (Dati Wikipedia del 2015 quindi probabilmente al ribasso). Conoscere Radio Maria significa cogliere il modello cristiano che essa propone al suo rilevante pubblico di ascoltatori e consente di valutarne la vicinanza o la distanza con il messaggio del Papa. Inoltre ci può far capire che coloro che boicottano gli sforzi di Francesco nel voler migliorare la giustizia tra i popoli, nell’esortare alla carità cristiana e nel cercare di diffondere la pace tra le diverse religioni, non si trovano tra gli atei e i “relativisti”, ma almeno una parte importante è collocata dentro la sua Chiesa ed egli dovrà trarne le dovute conseguenze.

Non parleremo della simpatia reciproca che politicamente accomuna Matteo Salvini’, con la sua battaglia contro l’immigrazione, e padre Livio, con la sua visione di Gesù in chiave leghista, ma ci limiteremo a valutare come padre Livio affronta il secondo grande tema della strategia evangelica di papa Francesco, che, accanto ai “ponti”, propone la stretta di mano con l’Islam. Mentre il Papa insiste nel riconoscere la buona fede degli islamici perché “con i fratelli e le sorelle musulmani abbiamo sigillato questa fraternità nel documento di Abu Dhabi” e contemporaneamente mette in guardia non solo gli islamici ma anche i cattolici “ribadendo chiaramente: in ogni religione c’è sempre un gruppo integralista che non vuole andare avanti e vive di ricordi amari (i martiri cristiani uccisi dagli “islamici” e ricordati sovente da padre Livio), delle lotte passate (gli amici di Radio Maria affezionati al ricordo di Lepanto) e cerca piuttosto la guerra e semina la paura…” (per approfondirevedi articolo “l’Europa può imparare a difendersi dal terrorismo” 14 aprile 2019) che cosa dice padre Livio dal microfono della radio?

Non ci risulta che abbia dedicato  ad uno dei più importanti testi religiosi del suo Papa, cioè il “Documento sulla fratellanza umana” (vedi articolo “In nome della fratellanza: il viaggio di Francesco negli Emirati” del 8 febbraio 2019) lo stesso spazio che ha concesso e che dedica alla illustrazione e alla diffusione del parere di studiosi ed opinionisti, i quali  criticano radicalmente le scelte di papa Francesco ed espongono una chiave di lettura dell’Islam diametralmente opposta a quella oggi ufficiale della Chiesa cattolica.  Ci è sembrato interessante proporre l’ascolto della trasmissione di venerdì 2 agosto    “Trasmissioni di Padre Livio” poi  “ “Lettura cristiana della cronaca e della storia”  poi  “Venerdì 2 agosto 2019 recensione a cura di Rino Camilleri del libro Il codice Wahhabi. L’Inganno dell’Occidente” per almeno due buoni motivi e qui ne esamineremo il primo.

1) Le opinioni di Padre Livio non restano nell’ambito del suo diario personale, ma passano attraverso la radio, in una trasmissione chiamata “Lettura cristiana (!) della cronaca e della storia”, fin dentro le orecchie e le menti di migliaia e migliaia di ascoltatori, che le recepiscono come se esse fossero filtrate dal vangelo di Gesù e avessero ricevuto l’imprimatur del Vaticano; in altre parole gli ascoltatori credono, quando non si documentano anche su altre fonti, che le opinioni di padre Livio sono anche quelle ufficiali della Chiesa  mentre invece, in merito al comportamento che un cattolico deve tenere nei confronti dell’Islam, la posizione di Padre Livio ( e dei suoi referenti come Rino Camilleri della Nuova Bussola o Giulio Meotti del Foglio) è in contrapposizione netta e totale a quella di Papa Francesco. Mentre i primi creano allarme, diffondono paura e seminano diffidenza e ostilità, ad un passo dall’odio, papa Francesco firma queste parole: “in nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini. In nome della libertà, che Dio ha donato a tutti gli esseri umani, creandoli liberi e distinguendoli con essa. In nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede. In nome di tutte le persone di buona volontà, presenti in ogni angolo della terra. In nome di Dio e di tutto questo, Al-Azhar al-Sharif – con i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, insieme alla Chiesa Cattolica – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente –, dichiarano di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio.” (dal “Documento sulla Fratellanza umana”     Al-Azhar al-Sharifcon i musulmani d’Oriente e d’Occidente –, e papa Francesco – con i cattolici d’Oriente e d’Occidente- propongono il modello di un cristiano e di un musulmano che si parlino apertamente  per confrontare idee e pensieri, che svolgano attività condivise assieme (per esempio azioni caritatevoli comuni e  preghiere rivolte allo stesso Dio “ che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace” e che infine adottino la conoscenza reciproca come modalità di relazione, per esempio in modo che il mussulmano possa augurare una felice Pasqua al cristiano e il cristiano apprezzare il digiuno del mussulmano e comunicarglielo.

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