In hoc signo vinces

Matteo Salvini il 27 maggio ha aperto la conferenza stampa nella sede della Lega di Milano con in mano un crocifisso e, dopo averlo baciato, ha commentato così: “Ringrazio chi c’è lassù e non aiuta Matteo Salvini e la Lega, ma aiuta l’Italia e l’Europa……”.

Pensavamo che fosse finita la strumentalizzazione della religione, almeno in Italia, pensavamo che fosse sufficiente quella condotta dagli estremisti dell’Isis e dai fanatici cristiani (vedi le stragi in Nuova Zelanda). Pensavamo che il nome di Gesù e la sua tragica morte meritassero rispetto da parte di tutti, anche degli atei, e che invece coloro che lo ritengono il Figlio di Dio ne seguissero, come Egli aveva più volte esortato, il suo esempio.

Ora, al Salvini che bacia il crocifisso sarebbe bene ricordare che il primo comandamento che Gesù ha annunciato come il più importante riguarda quello che riassume tutti gli altri: l’amore per Dio e per il prossimo. Il prossimo. Chi sia il prossimo lo spiega poi bene Gesù nel Vangelo di Luca,10, 27-37, dove si chiarisce, una volta per tutte, che il prossimo è anche il distante, il forestiero, lo straniero, ogni persona umana.

Forse Salvini più che leggere il Vangelo si consulta coll’amico e “teologo” Calderoli, quello che sosteneva essere il “prossimo” evangelico prima di tutto il nostro “vicino di casa”. Se Matteo Salvini si rendesse conto dell’impegno che si assume baciando il Crocifisso si legga gli articoli 1825, 2212, 2447 del Catechismo universale della Chiesa Cattolica (quello voluto da papa Benedetto XVI, il papa che piace tanto a Salvini). Li legga e  vedrà che se vuole essere coerente si è preso un grande impegno e una bella responsabilità, si renderà conto che Gesù chiedeva e chiede la costruzioni di “ponti” (come sostiene papa Francesco) e non l’innalzamento di mura come vorrebbe l’Europa auspicata dalla Lega.

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