Ius soli (diritto di cittadinanza): il diniego populista

IDopo il comportamento intelligente e coraggioso di Rami e Adam (i due ragazzi nati in Italia da genitori egiziani) che hanno contribuito a sventare l’attentato di San Donato Milanese, il tema dello ius soli è tornato (sia pure momentaneamente) nel dibattito politico.
Il padre di Rami, Kahled Sehata, ha dichiarato: “Rami è nato e cresciuto qui, frequenta la vostra scuola, parla alla perfezione la vostra lingua: è già italiano. E come lui lo sono i suoi compagni, la cittadinanza dovrebbero averla tutti loro”.

In segno di riconoscimento per gli atti di eroismo compiuti, il vice premier Di Maio ha proposto che ai due ragazzini  venisse conferita la cittadinanza onoraria.
Chi ancora pensa che Di Maio e i Cinquestelle abbiano affinità elettive con la sinistra ha ricevuto una ulteriore smentita. La cittadinanza concessa per riconoscenza o magnanimità dal sovrano non è una cosa di sinistra. Per chi è nato e cresciuto in Italia la cittadinanza attiene ad una più compiuta realizzazione dello stato di diritto.
E per coloro che non si sono ancora resi conto di quale sia la vera identità del M5s basta ricordare ciò che Di Maio ha risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto se il suo partito pensa di riproporre la questione ius soli: “Niente ius soli, non è tra i punti del contratto di governo”.
In realtà, chi ha in mente le vicende politiche di questi ultimi anni sa che il M5s ha avuto diverse occasioni per esprimere un parere chiaro e positivo sul diritto di cittadinanza, ma ha sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo: alcuni esponenti (Fico, Di Battista, lo stesso Di Maio e altri) hanno più volte dichiarato di essere personalmente  favorevoli allo ius soli e disposti a votare una proposta di legge in materia, ma quando c’è stata l’opportunità per farlo non lo hanno fatto, mai. Oggi dicono che “non fa parte del contratto di governo” così come nel 2017 la scusante è stata che sarebbe stato meglio “trovare un accordo a livello europeo”. In realtà è una questione di scelta politica. E su questo non si vede differenza tra M5s e Lega.
Entrambi ripetono spesso: “SI all’integrazione, NO all’immigrazione clandestina”. La domanda è: quanti provvedimenti hanno preso finora per favorire l’integrazione? In realtà nessuno. Il perché dovrebbe ormai essere chiaro a tutti: i populisti non tendono a risolvere i conflitti sociali, piuttosto li alimentano. Sfruttano le paure e le sofferenze della gente per guadagnare consensi facendo promesse rassicuranti.

Forse il caso di Rami e Adam avrà un lieto fine, la loro aspirazione ad essere riconosciuti cittadini italiani verrà soddisfatta, se non altro per il clamore mediatico che ha suscitato la loro vicenda. Ma nel nostro paese, di bravi ragazzi italiani senza cittadinanza ce ne sono centinaia di migliaia. Cosa facciamo? Li aiutiamo nella loro aspirazione a diventare cittadini a tutti gli effetti o li discriminiamo e li facciamo sentire cittadini di serie b?  E se non si sentono accolti e considerati come gli altri sarà meno o più facile che un giorno possano cadere nella rete di coloro che operano per incrementare le fila dei fondamentalisti o dei possibili terroristi?
Comunque, se le scelte politiche di fondo in tema di diritti di cittadinanza accomunano i nostri due vice premier, qualcosa che li distingue c’è e riguarda il modo in cui palesano il comune sentire. Salvini non ha timore di esprimere la sua anima ultraconservatrice ed usa modi più schiettamente populistici e illiberali: “Finché ci sono io al governo niente ius soli. Rami lo vuole? Si faccia eleggere”.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento