La strada che prenderà il PD

Quale strada prenderà il PD?
Alessandro Maran (sul quotidiano Il Foglio dell’1 marzo) affronta questo tema sulla base di alcune considerazioni che il giornalista Fareed Zakaria ha svolto sul Washingston Post a proposito dei Dem americani. Secondo Zakaria “nel Partito democratico è tutto un ribollire di nuove idee, ma queste nuove idee non hanno molto a che fare con gli sforzi di riforma degli ultimi trent’anni. Quelle dell’èra Clinton-Obama erano proposte pragmatiche e progressive e mescolavano gli incentivi di mercato con l’azione pubblica. Oggi … con la brama di eguagliare la retorica massimalista del populismo di destra, i democratici americani stanno facendo circolare proposte mirabolanti (dal Medicare for All all’introduzione della patrimoniale) nelle quali i fatti il più delle volte sono travisati, i conti non tornano e l’appello ai sentimenti tende a prevalere sull’analisi concreta”.

Secondo Zakaria, forse questo atteggiamento incurante dei fatti spiega, per esempio, “il modo tendenzioso in cui la giovane deputata dem di New York  Alexandria Ocasio-Cortez (e molti altri a sinistra) ha interpretato l’accordo che la città di New York ha proposto ad Amazon per attirare nella Grande Mela la sua nuova sede centrale. La deputata dem ha lamentato che New York stava per dare ad Amazon 3 miliardi di dollari di incentivi che, invece, avrebbero potuto essere impiegati per pagare gli insegnanti e la metropolitana. Ma come ha spiegato il sindaco democratico Bill de Blasio, l’accordo avrebbe portato 27 miliardi di entrate allo stato e alla città per cose come l’istruzione pubblica, il trasporto pubblico, le case popolari. E Amazon avrebbe ricevuto quei 3 miliardi di incentivi solo una volta portati a casa i posti di lavoro e incamerate le nuove entrate. Inoltre, 2,5 miliardi di quegli incentivi non erano creati appositamente per Amazon, ma erano sgravi fiscali preesistenti di cui anche il colosso di Jeff Bezos avrebbe avuto il diritto di beneficiare. In cambio, Amazon avrebbe creato direttamente almeno 25.000 posti di lavoro di alta qualità, ammodernato le infrastrutture a Long Island City e offerto nuove opportunità formative”.
Conclude Zakaria: “C’è già un partito, in America, che sistematicamente distorce i fatti, disprezza gli argomenti, ignora le analisi politiche serie e si inventa storie per fare appello alle emozioni e ai pregiudizi della gente. Se anche i democratici si incamminano su questa strada la politica americana piomberà davvero nel Medioevo”.

Quello stigmatizzato da Fareed Zakaria è, dunque, un atteggiamento nel quale l’ideologia prevale sul pragmatismo (ed è noto che la deputata dem Alexandria Ocasio-Cortez è su posizioni di sinistra radicale).
Ha ragiona Maran: pensando alle parole della Cortez, vengono in mente parole simili pronunciate più volte negli ultimi tempi da deputati del M5s a proposito della Tav: “Chi se ne frega di andare a Lione. Nel capoluogo piemontese c’è bisogno di una metro 2, non di un buco nella montagna”.

Le considerazioni di Fareed Zakaria sui Dem americani possono essere applicate ai Democratici nostrani? Maran dice:: tutto il mondo è paese, e fa riferimento ad alcuni atteggiamenti e ad alcune affermazioni che circolano nell’area dem vicina a Zingaretti, citando come esempio il caso CETA1Accordo economico e commerciale globale, per la semplificazione delle esportazioni di beni e servizi tra l’UE e il Canada, che ha visto il presidente dem della regione Lazio fare fronte comune con i sovranisti e i no global. Infatti, in un tweet, Zingaretti ha scritto: “La regione Lazio dice stop al Ceta per difendere la qualità dei nostri prodotti tipici”.

Non deve sorprendere, dice Alessandro Maran, che “il progetto del governatore del Lazio (e di tutta la sinistra corbyniana di casa nostra, giornaloni compresi) sia quello di ricostruire i democratici di sinistra in funzione di una grande alleanza con i populisti. L’alleanza con i cinque stelle non è solo una scorciatoia per tornare in sella…  l’idea di fondo è che oggi la contrapposizione non sia quella europeismo liberal-progressista contro populismo, ma sinistra contro neoliberismo, all’interno della quale il populismo sarebbe solo una febbre passeggera (alimentata proprio dalle contraddizioni del neoliberismo) utilizzabile proprio perché attraversato da elementi di sinistra anticapitalistici”.

Secondo Zingaretti, in sostanza, vi sarebbe stata una sudditanza ideologica al neocapitalismo dei governi del Pd, che va superata in nome della “riscoperta dell’anticapitalismo come cifra identitaria di un partito di sinistra e di un riformismo conflittuale che usa la spesa pubblica per sanare le diseguaglianze e la leva fiscale per colpire i grandi patrimoni”.
È da qui, dice Maran, che trae origine l’antirenzismo. E conclude, citando De Bernardi, circa la vera posta in gioco nelle primarie del PD:
“Se di fronte a una società fluida e multietnica, fatta di persone più che di classi, che vive di fatto in una dimensione spazio-temporale irriducibile allo stato-nazione novecentesco perché mondiale e locale al tempo stesso, ma che possiede ancora un altissimo capitale sociale ereditato dall’universalismo progressista della seconda metà del Novecento, il compito dei riformisti debba essere rinunciare a cimentarsi in questa sfida limitandosi a difendere gli ultimi benefici del fordismo anche se questo comporta inevitabilmente un ritorno alla nazione come ultimo cavallo di frisia – il corbynismo è questo, in buona sostanza –; oppure accettare la sfida e riproporsi di delineare un nuovo modello di crescita nel quale libertà d’impresa, innovazione tecnologica e giustizia sociale costituiscano i nuovi perni su cui lasciarci definitivamente dietro le spalle la crisi della globalizzazione neoliberista”.

Una sintesi a nostro parere perfetta del dilemma che ha lacerato il PD dalla fine del 2013, da quando cioè l’ex segretario Renzi ha provato a far accettare al suo partito la sfida di cui parla De Bernardi. Il tentativo di Renzi non è riuscito e quella sfida, come sappiamo, ha avuto il suo epilogo il 5 dicembre 2016. Ora, le primarie di domenica prossima forniranno la ratifica formale (ma non per questo priva di importanza) ad una scelta che si è già consumata?

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