La democrazia rappresentativa è sotto attacco.
Alcuni esempi possiamo trarli da dichiarazioni fatte da esponenti dell’attuale
governo italiano:
“Noi non possiamo aspettare i tempi della giustizia” (Giuseppe Conte appena arrivato
a Genova dopo il crollo del ponte Morandi); “Di quello che pensano i magistrati
me ne frego, Io sono stato eletto dal popolo” (Salvini dopo il suo rinvio a
giudizio per abuso di potere); “Faccio giustizia io con le autostrade” (Di Maio
sulle responsabilità per il ponte crollato). “Quando una forza politica come la
nostra che crede nella teoria della democrazia diretta condivide alcune regole
della democrazia rappresentativa e riceve solo il due di picche, il rischio è
che una forza politica come la nostra cominci ad allontanarsi dalla democrazia
rappresentativa. Io non minaccio nulla, ma c’è il rischio di azioni non
democratiche” (Di Maio commentando l’ipotesi di un governo tecnico avanzata dal
Presidente Mattarella). “Il presidente dell’INPS si dimetta e si presenti alle
elezioni” (Salvini riferendosi a Tito Boeri che ha avvertito sui rischi cui si
va incontro modificando la riforma delle pensioni). Frasi come queste sono il
tipico prodotto di una mentalità populista. Quando poi si sostiene che il Parlamento
presto “perderà la sua funzione“, allora si è in presenza di una idea di
società diversa da quella descritta nella nostra Costituzione. E che l’idea di
società di cui è impregnata la cultura del M5s e della Lega contiene in sé i
germi del totalitarismo lo dimostra l’esplicita dichiarazione, inserita nel
Contratto di governo, di voler modificare l’art. 67 della Carta costituzionale
introducendo “forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare
il sempre crescente fenomeno del trasformismo”. Come ha affermato Luigi Einaudi
in Assemblea Costituente, il non vincolo di mandato è uno dei più importanti
principi che governano una democrazia liberale perché garantisce la libertà di
chi è eletto. Il mandato imperativo è la morte dei Parlamenti.
In un momento come questo è difficile rimanere indifferenti.
Riflettere su quanto sta succedendo, raccogliere e riorganizzare le proprie
idee e offrirle ad altri come contributo per una ulteriore riflessione non è
dettato da presunzione ma da un forte bisogno di capire e di cercare, insieme,
risposte nuove ai problemi che si pongono. Ci possono essere vari modi
per farlo. Un blog è uno di questi.
Capire quanto sta succedendo, ma anche sostenere e, possibilmente, diffondere
il modo di ragionare e di parlare di chi crede nella democrazia
rappresentativa, in opposizione a chi invece vuole indicarla come un disvalore.
Per fare ciò è necessario avere un alto livello di resilienza. Resistere e
reagire alle difficoltà, cercare ragioni e strumenti per non abbandonarsi al
pessimismo, cercare in sé stessi e negli altri la forza e la capacità per
andare oltre, ricostruire.
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