La riflessione di un vescovo tradizionalista

Il “Foglio” ci ha oramai abituato, per poterlo leggerlo integralmente, ad accettare la sua condotta schizofrenica sul piano politico e su quello religioso, condotta che anche in questi mesi si ripete sempre identica. La redazione del “Foglio”, negli articoli e nei commenti di politica interna, si è sempre schierata contro il sovranismo e le visioni miopi della destra e del conservatorismo illiberale; sul terreno dell’analisi religiosa e del cattolicesimo italiano, invece, la posizione dei commentatori scelti dal “Foglio” e dei collaboratori è opposta, e non per modo di dire. Tranne lodevoli eccezioni, nelle pagine di carattere religioso viene rappresentato il punto di vista degli intellettuali tradizionalisti e del clero nostalgico dei papi Pii, quelli del pre concilio Vaticano II, ed entrambi, intellettuali e clero, nella sostanza, sono più o meno velatamente anti bergogliani e bendisposti, in maniera meno velata, nei confronti della destra di Salvini.
Le considerazioni di costoro, appellandosi con insistenza ai due pontificati precedenti di Woytila e di Ratzinger, propongono la fine del dialogo “subalterno” con le altre fedi, la chiusura di ogni istanza di rinnovamento rispetto al passato, il ritorno alla chiarezza semplificatrice del catechismo, e infine, sul terreno politico, l’appoggio ai sovranisti per il recupero delle radici cristiane dell’Europa e per il blocco di ogni iniziativa di sviluppo dei ”diritti civili”, forieri di un crollo di civiltà. Monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia, a cui “Il Foglio” del 25 luglio. dedica una intera pagina, ne fa parte a pieno titolo. 

Nel 2019 Monsignor Suetta si era pubblicamente espresso sul terreno politico, riconoscendo la bontà delle scelte leghiste nei riguardi dell’immigrazione; poi si era spinto fino a considerare totalmente legittimo l’uso del rosario durante i comizi da parte di Salvini (“Repubblica” maggio 2019). Che le stesse affermazioni siano state fatte anche dal Cardinal Ruini (vedere il nostro articolo di commento) dimostra soltanto che due torti non fanno una ragione, beninteso dal nostro punto di vista.
Torniamo a Monsignor Suetta, che, sempre nel passato recente, aveva manifestato la sua avversione al multiculturalismo e al dialogo inter religioso (anticamera, a suo parere, del cedimento dell’identità cristiana e della scomparsa dei valori morali cattolici).

Con questi precedenti si apre il suo odierno ragionamento sul “Foglio”: esso è tratto dal libro appena pubblicato in cui Monsignore Suetta dialoga con don Diego Goso.

Già il titolo è rivelatore: “Controcanto. La fierezza di essere ancora cattolici”. Eppure ci pare di ricordare che la “fierezza “- sinonimo di orgoglio – forse si addice poco al cristiano, tanto meno al cattolico, soprattutto dopo che gli ultimi tre pontefici hanno continuato a chiedere scusa e perdono al mondo intero per crimini e scandali perpetrati dalla Chiesa. Si tratta anche di crimini terribili che hanno oscurato il viso della Chiesa, “coperto di polvere e col vestito strappato per la colpa dei sacerdoti”, come disse uno sconvolto Benedetto XVI nel 2010. Magari, considerando questo contesto, “l’Umiltà”, l’umiltà di essere cattolici per ripartire da capo, sarebbe stata più adeguato come titolo, non crede Monsignore? Prenderemo in considerazione soltanto la prima parte dell’intervento di Monsignore Suetta perché sarà sufficiente per capirne il modello teorico di riferimento.

Se qualcuno oggi pronunciasse una frase come “Io ho la verità” la mia impressione è che sobbalzerebbero sulla sedia tanti cattolici…”

così inizia Monsignor Suetta, aggiungendo che questa frase è giusta, necessaria, doverosa e che deve essere proposta dalla Chiesa perché è lo stesso Gesù che lo chiede. Invece la Chiesa rischia di essere quiescente nei confronti del relativismo imperante sul fatto che “la verità non è di nessuno”. Coloro che pensano in questo modo, gli “innovatori”, così li chiama Monsignor Suetta, sono tutti esterni alla Chiesa (ne è proprio sicuro, Monsignore?) ma il loro obiettivo consiste nel portare fuori e strappare da essa anche il maggior numero di fedeli. Un esempio a tale proposito? Il tema dell’ordinazione femminile e “questioni simili” le quali “non sono poste da praticanti e fedeli” ma da “personaggi ideologizzati appassionati a tematiche avulse dalla fede cattolica…e che fanno cadere i fedeli nella trappola occulta, diabolica, di distruggere la Chiesa”. Le loro sono dottrine mondane che vengono avallate per “assoggettare i contenuti della fede”, fingendo di parlare di un semplice ed indolore “aggiornamento”. Accettarne la logica vuol dire dimenticare che “non è il mondo a giudicare la fede ma la fede a giudicare il mondo”.

Oggi, in Germania, “abbiamo un parlamento tedesco” con laici che votano assieme al clero, una presenza anomala perché “l’atto dottrinale e normativo rimane un compito del magistero”. Questo è grave soprattutto perché vede coinvolti addirittura i vescovi. Comunque, anche se vincessero la linea e le proposte degli “innovatori”, che sono “affiancati dal pensiero unico, dalle varie cupole finanziarie a supporto di questa situazione” (dove sono e quali sono queste “cupole finanziarie” non si dice), di fronte alla vita eterna conta solo chi rimane “ancorato alla vera fede”. Perciò, ricorda Monsignor Suetta, non dobbiamo assolutamente arrenderci. Segue una “excusatio non petita”:

Non lo dico da presuntuoso, come chi brandisce fede, dogmi e tradizioni come se fossero armi contro qualcuno ma semplicemente con la verità dei fatti”. Monsignor Suetta ribadisce l’esistenza di ”un ribaltamento di tutti i valori, in particolare quelli che attengono all’ambito della sessualità, dell’affettività e quindi della famiglia e, allargando il discorso, a tutte le tematiche che toccano il grande dono della vita”

imenticando che il più grave “ribaltamento” dei valori della sessualità e dell’affettività è stato soprattutto compiuto da membri della sua Chiesa.

Continua poi Monsignore: “Mi vien da sorridere pensando che…anche pastori possano pensare di sovvertire la cifra che il Signore ha scritto nella Creazione uscita dalle sue mani e dal suo cuore.” Perchè si sta verificando questo crollo dei valori? Ciò succede perché

un mondo degradato dal punto di vista morale ed umano tende a sdoganare e abilitare concezioni dell’esistenza obiettivamente difformi dalla verità dell’uomo”.

Monsignor Suetta riconosce e non ammette che anche la sua Chiesa abbassi la guardia e se ne lasci irretire; a tal proposito presenta, come esempio di cedimento, il tema della cura pastorale delle persone omosessuali con la benedizione delle nozze gay e col ritenerle una formula alternativa di famiglia. Conclude Monsignore:

Questo momento non mi spaventa. Se leggiamo il libro dell’Apocalisse, se stiamo agli interventi dell’apostolo Paolo rispetto agli ultimi tempi…dove emerge una apparente vittoria dell’anticristo, dunque di tutto ciò che si oppone alla verità di Dio, le conclusioni ognuno può trarle da sé: si tratta di scegliere da che parte stare…”.

Questa conclusione è tipica dei tradizionalisti ed è un ritornello di padre Livio Fanzaga direttore di Radio Maria: siamo ormai alla fine dei tempi, bisogna schierarsi con l’esercito del Bene contro le truppe del Male. Anche Trump la pensa allo stesso modo: quindi ha ragione Monsignor Suetta, “si tratta di scegliere da che parte stare” ma non necessariamente in una delle due di cui egli parla, c’è sempre una terza via (quarta, ecc) per chi non crede al bianco/nero e alle contrapposizioni ideologiche.

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